AIRLAND BATTLE

 

Airland Battle nasce ufficialmente il 25 marzo 1981 la pubblicazione dottrinale 525-5 "The Airland Battle and Corps '86" che ridisegnava le funzioni della divisione tipo dell'US. Army (modello 1986) in funzione dello scenario europeo. Nel 1986 la nuova dottrina veniva completamente esplicata ed adottata con la pubblicazione del manuale FM 100-5 "Operations".
Come ben dice il nome stesso, Airland Battle dipingeva uno schema operativo prettamente tridimensionale dove sarebbe stata fondamentale la cooperazione tra Esercito ed Aviazione ben al di là delle forme sin allora adottate. Si postulava inoltre che il predominio tecnologico e qualitativo degli armamenti era l'unica strada valida per contrastare il Patto di Varsavia. Contemporaneamente ed assai realisticamente ci si rendeva conto che, stante la disparità numerica, sarebbe comunque stato impossibile contrastare le forze nemiche solamente sulla prima linea e di conseguenza si doveva portare la battaglia in profondità. Si noti che a differenza delle dottrine precedenti che contemplavano anch'esse la manovra in profondità ma ottenuta nei propri territori, Airland Battle portava il combattimento in avanti ovvero in territorio nemico. Si cominciò quindi a distinguere fra Close-in Battle e Deep Battle, due concetti che, seppur separati, dipendevano profondamente uno dall'altro.
Nei suoi lineamenti fondamentali Airland Battle dipingeva uno scenario in cui il fronte non era più definito ma assai fluido e caratterizzato dall'impiego di unità altamente mobili. Si imponeva inoltre l'idea che l'azione contro il nemico si dovesse proiettare verso le sue retrovie fino a coinvolgere le forze del secondo scaglione (complessivamente Airland Battle prevedeva un intervento fino a circa 150 km di profondità, tale dato era emerso dallo studio del posizionamento delle forze secondo l'allora vigente dottrina sovietica ). Altre a ciò e contrariamente alle precedenti dottrine prettamente difensive, si richiedeva a tutti i combattenti di elaborare uno spirito altamente offensivo.
Da questo punto di vista Airland Battle costituiva una dottrina realmente rivoluzionaria e di difficile apprendimento, solo lo sforzo enorme, materiale ed umano, condotto dalle Forze Armate americane durante la loro ricostruzione post Vietnam permise di arrivare agli eclatanti risultati ottenuti nel deserto saudita.
A differenza del concetto di "difesa attiva", lo sfruttamento dei punti deboli dell'avversario diventava assai veloce e soprattutto si impediva che questi venissero rafforzati con l'arrivo delle truppe del secondo scaglione.
Si può anche ben immaginare come diventasse imperativo elaborare una fitta ed assai efficiente rete di trasmissione delle informazioni e di elaborazione delle stesse. Ciò si otteneva con l'introduzione di una quantità notevole di nuovi sistemi di sorveglianza del campo di battaglia che andavano dagli aerei radiocomandati dotati di telecamere fino al sistema radar aerotrasportato E8 J-STAR.
Per ciò che riguarda la fase Deep Battle, si richiedeva che essa si svolgesse contemporaneamente agli scontri sulla linea di contatto, coinvolgendo sostanzialmente l'artiglieria ed in particolare i nuovi semoventi M109A2, M110A2 (entrambi dotati di proiettili semipropulsi a guida terminale) e, vera novità, il lanciarazzi MLRS.

Per quanto detto sopra i due concetti operativi fondamentali diventavano: la manovra in profondità e l'attacco in profondità.

La manovra in profondità si basa sul presupposto che è indispensabile prendere l'iniziativa nello scontro con gli avversari per penetrare in profondità nel loro schieramento evitando così la formazione del fronte d'attacco principale e scompaginando le loro fila. Ciò causa l'alterazione totale delle fisionomie del campo di battaglia a tutto vantaggio del sistema più flessibile (quello occidentale). Naturalmente ed in assoluto contrasto con quanto precedentemente valido, prendere l'iniziativa ed attaccare in profondità può voler dire anche penetrare nel territorio avversario portando la minaccia fino alle sue strutture logistiche con evidentemente alterazione delle fasi pianificate di svolgimento della battaglia. Tali operazioni in profondità, minacciando direttamente l'organizzazione stessa del nemico, costituiscono un vero e proprio moltiplicatore di forze. Naturalmente, come già detto, tali iniziative richiedono uno spirito offensivo in tutti i combattenti qualunque sia il loro livello.
L'attacco in profondità, elaborata per la prima volta dall'allora SACEUR (Supreme Allied Commander EURope, Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa) Gen. Bernard Roger, prevedeva invece di ingaggiare con sistemi d'arma a lunga gittata, sia missilistici che balistici, gli scaglioni di rincalzo (FOFA, Follow-on Forces Attack) o le unità di riserva non ancora utilizzate in combattimento prima che possano organizzarsi per portare il loro contributo alla prima linea dei combattimenti. Airland Battle stabiliva che ciò avvenisse su tutto il fronte di responsabilità di un singolo Corpo d'Armata ovvero per una profondità di circa 150 Km della FLOT (Forward Line of Own Troops). Di questi i primi 30 Km potevano essere coperti da sistemi d'artiglieria convenzionali o dai primi tipi di razzi sparati dall'MLRS ma oltre tale limite si dovette ideare nuovi sistemi d'arma tra cui il missile ATACMS (Army TACtical Missile System) con portata fino a 150 Km, lanciabile anch'esso dall'MLRS.